In materia urbanistica, di nuovo, l'amministrazione di Budrio sceglie di non scegliere
Giovedì 19 settembre, in Consiglio Comunale, abbiamo discusso il recepimento di un provvedimento licenziato dall’assemblea legislativa regionale, che introduce una cornice normativa in materia di contributi di costruzione attribuendo al contempo ampie facoltà decisionali ai singoli Comuni.
Come gruppo apprezziamo il lavoro svolto dalla Regione Emilia-Romagna, che in estrema sintesi contrappone ad una maggiore onerosità per il consumo di suolo una convenienza per gli interventi di rigenerazione del tessuto urbano esistente.
In coerenza con questi due capisaldi abbiamo tutta una serie di misure, come ad esempio l’equiparazione delle zone permeabili in territorio urbanizzato ad aree di espansione, che per amor di brevità non menzioneremo. Parliamo quindi di risparmi nei costi di costruzione per gli interventi di rigenerazione urbana e di aumenti per chi costruisce in espansione, pur mitigati dallo scomputo delle opere di urbanizzazione primarie e secondarie. Nel procedere all’aggiornamento di parametri definiti nel lontano 1998, sollecitata anche da diverse osservazioni fornite nel tempo dalla Corte dei Conti, la Regione ha scelto di applicare il criterio dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare, lo stesso utilizzato dall’Agenzia delle Entrate e che tiene del valore delle costruzioni in ragione della loro collocazione geografica.
La Regione, anche sulla base di un accordo con l’Anci, con la sua delibera ha fornito ai Comuni uno strumento importante per regolare ed orientare lo sviluppo urbanistico dei loro territori, evitando di cedere a tentazioni di stampo dirigista e riconoscendo ai Comuni il pieno diritto di poter aumentare o diminuire gli oneri, di riparametrare la propria classe di appartenenza, di applicare riduzioni per favorire ristrutturazioni in determinate aree, di poter abbattere il costo di costruzione per interventi di rigenerazione e per interventi di edilizia sociale convenzionata e così via.
Dispiace che davanti ad un simile ventaglio di opportunità la nostra amministrazione abbia optato per recepire quasi pedissequamente la delibera, non applicando nella loro interezza le tante possibilità che venivano offerte.
In un certo senso si potrebbe dire che si è scelto di non scegliere, visto che le uniche modifiche apportate riguardano il contributo straordinario sulla realizzazione di strutture di vendita sovracomunali e qualche riduzione per aree scoperte degli impianti sportivi, strutture socioassistenziali, l’ERS, aree ecologicamente attrezzate e tettoie destinate a depositi. C’è infine una riduzione della percentuale da destinare alle confessioni religiose, che dal 7 scende al 5 per cento.
Questo è tutto quello che c’è, molte di più le cose che non ci sono.
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Non c’è una riduzione sul costo di costruzione per attività turistico ricettive: da due anni sentiamo l’amministrazione parlare dello slancio turistico del paese. Forse si tratta di un turismo “mordi e fuggi” visto che si è scelto di non sfruttare questa opportunità per cercare di spingere qualche investitore a dotare il nostro paese di quelle strutture ricettive che ad oggi non ha.
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Non ci sono modifiche, né in aumento né in diminuzione, ai contributi per disinquinamento e ripristino luoghi previsti dalla delibera della Regione.
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Non ci sono riduzioni per manufatti realizzati con elevati standard qualitativi
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Non ci sono riduzioni per le frazioni, che pure hanno tessuti urbanizzati a prevalente funzione abitativa.
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Non ci sono riduzioni per le micro aree familiari.
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Non c’è riduzione del contributo di costruzione nemmeno in materia di rigenerazione e recupero di immobili dismessi.
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Non ci sono variazioni sulle tabelle U1 e U2, laddove si sarebbero potute applicare riduzioni fino al 15% in modo mirato, verso soggetti come attività commerciali di vicinato, agricoltori, piccole attività artigianali.
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Non c’è una riduzione sui valori del costo convenzionale ai fini del calcolo del costo di costruzione: una misura che, seppur per un tempo determinato di soli 5 anni, avrebbe potuto dare qualche impulso a qualche progetto.
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Non ci si è avvalsi della facoltà di riparametrare la classe di appartenenza. Pensano diversamente in paesi che confinano con le nostre frazioni, dove si opta per un passaggio dalla seconda alla terza classe che comporterà una riduzione del 20% dei valori unitari e che potrà rappresentare un incentivo per nuovi investimenti. E naturalmente potranno esserci altri Comuni vicini al nostro, con maggioranze politiche più vocate della nostra a sostenere lo sviluppo economico, che avvieranno azioni altrettanto incisive e che renderanno più conveniente investire sul loro territorio piuttosto che nel nostro.
Davanti a questa sostanziale rinuncia ad utilizzare gran parte delle leve che la Regione ha messo a disposizione dei Comuni per incidere sui costi di costruzione, riesce davvero difficile capire quali siano le priorità che l’amministrazione ha identificato e quale idea di sviluppo essa intenda portare avanti.
E la risposta non può essere “in questo momento non ci sono richieste sul territorio di questo tipo”. Amministrare significa guardare al futuro.
L’altro grande tema sostenuto dall’amministrazione di Budrio per giustificare il suo non agire in questo momento è “che altri comuni non hanno fatto niente, hanno recepito in toto”. Può essere, ma abbiamo comuni limitrofi a Budrio (3) che sono intervenuti.
Ecco un piccolo schema che tiene conto dei punti che abbiamo elencato qui sopra e in Consiglio Comunale
Su Medicina, martedì 24 settembre è uscito un articolo sul Resto del Carlino Bologna
Quello che emerge è un recepimento della delibera regionale oltremodo inerte e restio al mettere in campo incentivi tesi ad attrarre nuovi investimenti.
È vero, i comuni possono sfruttare più avanti le opportunità offerte dalla Regione Emilia-Romagna. Se succederà, valuteremo la proposta. In questo caso notiamo solo che anche in questa materia l’amministrazione continua a non indicare una strada che renda evidente quale sia l’idea di sviluppo urbanistico che si ha per Budrio.
Si limita ad applicare, decidendo di non plasmare e di adattare “la burocrazia” alla morfologia di Budrio, peccato, perché questa volta “la burocrazia” avrebbe permesso potenzialmente di fare bei disegni.