“Il cielo a Budrio era rosso”

Il ragazzino che contava le bombe. 1941-1945

“Estate 1942. La Nita (Mazza) pensa di portarmi a Budrio con lei. Vado perciò in campagna dove in compagnia del garzone dei Mazza, che si chiama Menotti, mi esercito al lavoro dei campi e mi diverto nell’andare a cercare i nidi, i ranocchi, e i pesciolini.”

Cosi inizia la vita da sfollato a Budrio di Dario Nobili, bambino undicenne bolognese che racconta in un diario la sua vita degli anni di guerra e che documenta dal 1941 al 1945 il tempo  di un ragazzo che è anche il tempo di un evento che sconvolgerà il mondo.

Nel mezzo c’è la vita di un bambino che diventa adolescente e che annota nel suo diario segreto i giorni di passeggiate e scoperte nella campagna, ma anche i bombardamenti, le morti, gli orrori: il tutto mescolato insieme, la quotidianità e il terrore.

Fino alla fine della guerra Dario annota scrupolosamente gli eventi drammatici che vive, in particolare i bombardamenti, le morti dei suoi famigliari sotto le bombe, ma anche i momenti di “normalità” come quando va a Budrio a comprare il pane, o incrocia l’osteria di “Piren”.

“Autunno e inverno 1943-1944. Eccetto i monti, a Budrio non manca nulla. Campi verdi e fertili a perdita d’occhio. Proprio dinnanzi le nostre finestre scorre il fiume Idice. (…) Siamo sufficientemente vicini alla stazione e al paese che abbiamo i mezzi per eventualmente recarci in città” Faccio qui di sotto uno schizzo della casa che abitiamo e che il babbo ha scherzosamente denominato “Villa Pedagna”.

Da questo “osservatorio” Dario racconta la vita a Budrio, tra quotidianità e terrore, annota scrupolosamente tutti i bombardamenti cui assiste (gli aerei che arrivano da est, da sud, da ovest)  e i tragici episodi dell’occupazione tedesca a Budrio.

“10/6/1944. Ritornando stamattina da Budrio, mentre passavo da una stradetta di campagna, una pallottola di fucile è passata due metri circa davanti a me. (…) Nemici personali non ne posso avere, a tredici anni. Tutto bene”

“25/6/1944. Stanotte i tedeschi ubriachi hanno fatto irruzione in casa nostra, e dopo aver cercato di tirare giù gli usci, se ne sono andati”

“30/6/1944”. La stazione di Budrio è stata mitragliata alle ore 15,15. Tutto bene”

“1/7/1944. Oggi, alle ore 12, è avvenuto il primo bombardamento di Budrio. Le bombe, sebbene fossero abbastanza grosse, si interravano e facevano poco rumore. Ne è cadute una trentina.”

“2/7/1944. Secondo bombardamento di Budrio. La zona di Cento, a tre o quattro chilometri da noi è stata  bombardata e mitragliata alle ore otto”.

“5/7/1944. Stamattina Budrio e il treno che veniva da Bologna sono stati mitragliati alle ore sette. Alle 8 è avvenuto il terzo bombardamento. Dodici morti e sessanta feriti”

“20/7/1944” Quarto bombardamento di Budrio. Fortissimo. Alle 0 e 50 siamo stati svegliati dalle prime bombe. Ci siamo vestiti mentre scappavamo e siamo usciti. Il cielo era rosso a causa dei razzi illuminanti come per un gigantesco incendio. Molti razzi illuminavano il ponte e tutta la zona di Budrio tanto che ci si vedeva come di giorno. Siamo scesi in rifugio insieme alla zia Rina che ha trovato nella paura la forza di scappare. Mentre gli aeroplani ci sorvolavano hanno cominciato a sganciare grosse bombe sopra i capannoni. Tanto le detonazioni che lo spostamento erano fortissimi sebbene fossimo in rifugio, tanto che il babbo e la signora Ardea, che ha sentito tutti i bombardamenti di Bologna, ha detto di non averne mai sentiti di cosi forti. Ho trovato delle schegge e un razzo illuminante a trenta metri da noi. Tutto bene”

Dario resta a Budrio fino agli inizi del 1945, poi con la sua famiglia torna a Bologna, che non è meno sicura di Budrio e attenderà li la liberazione. Il 25 aprile 1945 scriverà sul diario:

“Germania Kaputt! Dopo sessantanove mesi di lotta la Germania hitleriana è finalmente crollata”

Queste sono solo alcune delle notizie che Dario Nobili annota nel corso degli anni di guerra.
Il suo diario, “Diario di guerra. 1940-1945”, conservato e riscoperto grazie ai  suoi famigliari, è stato di recente pubblicato da Pendragon, a cura di Mirco Dondi, nella collana dell’Istituto Storico Parri di Bologna. Un documento straordinario che ci consente oggi di approfondire in modo inedito un periodo drammatico della nostra storia.