Esattamente quale cinghia ha stretto Mazzanti?

In queste settimane (per non parlare di anni) il sindaco Maurizio Mazzanti sui suoi canali social e non racconta ai cittadini “che ha dovuto stringere la cinghia”, facendo intendere che non è riuscito a fare cose perché, semplifichiamo, non c’erano risorse economiche sufficienti.

Pensiamo sia quindi necessario riportare un po’ di chiarezza sull’argomento bilanci, affinché non vada totalmente disperso il senso di una corretta dialettica politica, basata sui fatti e non sulle millanterie divulgate da un individuo che non sappiamo bene se nel continuare a parlare in questi termini “ci sia o ci faccia”, o meglio, sia consapevole e prenda deliberatamente in giro i cittadini o non abbia capito i fogli che legge e approva.
Il sindaco, in Consiglio Comunale e in molti suoi comunicati, ha sostenuto di aver dovuto tirare la cinghia durante i suoi quattro anni di mandato, di aver fatto sacrifici e di aver dovuto rinunciare a spendere soldi in servizi in quanto li ha dovuti utilizzare per pagare debiti.
Non è difficile, per chi passa più tempo ad analizzare con serenità e competenza i bilanci piuttosto che a scrivere su Facebook, capire che non è successo niente di tutto questo.
Il sindaco ha valenti collaboratori, come il dottor Palladino o l’assessore Romagnoli, potrà rivolgersi a loro per chiedere conferma di quello che affermiamo.
Il sindaco dice di aver dovuto tirare la cinghia, ma tutti possono vedere che fino al 2019 il livello di spesa corrente nel suo mandato è stato per due anni su tre addirittura superiore a quello del 2016.
 
Infatti, le spese correnti dell’ultimo mandato di Pierini ammontarono a 11.411.000 euro, saliti con Mazzanti a 11.532.000 nel 2017 e a 11.603.000 nel 2019. Ovviamente non prendiamo in considerazione il 2020, dove per gran parte dell’anno la spesa si è forzatamente contratta a causa del Covid : scuole chiuse, locali chiusi, impianti chiusi e così via.
Il sindaco dice poi di aver dovuto fare rinunce e sacrifici per risparmiare i soldi necessari alla liquidazione della Step, ma anche qui i numeri sono cristallini e lo smentiscono. I 4.200.000 euro che risultano accantonati a fine 2020 sono in parte ricavati dalla vendita delle azioni Hera e derivano dalla pressione fiscale più alta: aumento dell’Irpef comunale e maggiori recuperi dell’Ufficio tributi.
 
Nessuna rinuncia, quindi. Nessuna privazione, nessun sacrificio. Solo soldi in più.
 
Ma questo al sindaco forse non glielo hanno detto, o se glielo hanno detto non lo ha capito oppure lo ha capito ma non lo vuole dire.
Infine, il sindaco dice di non aver avuto soldi per i servizi in quanto aveva debiti da pagare. Vogliamo ricordare al sindaco che nel 2012 quando si insediò l’amministrazione precedente lo stock del debito era di 19 milioni (ridotti poi a 15 milioni) e gli interessi passivi che il Comune pagava ogni anno erano nell’ordine dei 700mila euro all’anno.
L’amministrazione Mazzanti ne ha pagati mediamente, nei suoi 4 anni di mandato, 550mila, vale a dire 150mila euro in meno da poter spendere ogni anno in servizi anziché in interessi passivi.
Tutti questi dati che abbiamo elencato sono poi una scoperta dell’acqua calda: le cifre che diamo sono quelle dei bilanci del Comune e rappresentano il fallimento dell’operazione politica dell’apertura della scatoletta di tonno tentata da Mazzanti.
 
Comprendiamo bene l’istinto di sopravvivenza e l’ambizione di ottenere un secondo mandato. Per questo il sindaco deve continuare questo gioco dove la verità e la sua fantasia si confondono continuamente.
 
Per come la vediamo noi, il sindaco ha bisogno di raccontare frottole per due motivi:
 
  1. per accreditarsi come l’amministratore capace e competente che non è;
  2. per assolvere se stesso dalle mancanze sempre più evidenti nella cura del territorio, che non sono causate dalle “poche risorse” ma da incuria, incapacità, pigrizia e dall’assenza di passione per il comune e la comunità.
Da anni il sindaco si inventa situazioni inesistenti o amplifica questioni tutte legate al passato per ottenere compassione e considerazione altrui. L’affanno e il vittimismo, del resto, sono un modo per costruirsi un futuro politico. Ma non ci pare un granché.
 
Sappiamo bene che Mazzanti non ha mai avuto a cuore il confronto politico: non lo aveva quando era all’opposizione e non lo ha nemmeno adesso che è sindaco. Oggi però su questo non possiamo più soprassedere: se quando era all’opposizione la sua sfrontatezza tutt’al più infangava i suoi avversari politici, oggi invece getta discredito sull’ente che rappresenta e di cui anche noi facciamo parte, insieme a tutti i cittadini.
 
L’abbiamo già detto durante lo scorso Consiglio Comunale e sappiamo di non essere l’unico gruppo che lo chiede. C’è bisogno, da parte del sindaco, di un maggior senso di responsabilità verso il ruolo istituzionale che ricopre.