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New Year's Jazz - il concerto online di Piero Odorici Trio
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Nei giorni scorsi avevamo annunciato che stavamo organizzando una sorpresa.
Perché Mazzanti sul teatro di Budrio non dice (tutta) la verità.
Perché Mazzanti sul teatro di Budrio non dice (tutta) la verità.
Abbiamo letto recentemente alcune dichiarazioni del Sindaco Mazzanti sullo stato di avanzamento lavori riguardanti la riapertura del teatro di Budrio, sui costi di gestione dello stesso (equivalenti, secondo il Sindaco, sia con la struttura aperta che chiusa), sia sull’iter e sui tempi che dovrebbero portare alla riapertura della struttura.
Ebbene, noi crediamo che alcune di queste dichiarazioni debbano essere sottoposte a un rigoroso fact checking: non tutti hanno gli strumenti per comprendere nel dettaglio i meccanismi della pubblica amministrazione e non si può far leva su questo per continuare (dopo 365 giorni) a lanciare dichiarazioni omissive, parziali e incomplete.
Andiamo con ordine: i costi.
Affermare che tenere una struttura chiusa non comporti “praticamente”dei risparmi per l’ente è inesatto: costi come il riscaldamento, la luce, l’acqua, le pulizie, le piccole manutenzioni non siano rilevanti in una struttura complessa come il Teatro di Budrio é una bugia. Sono somme che se sommate raggiungono svariate migliaia di euro (forse decine di migliaia): quantitativi che acquistano ancora più importanza se consideriamo che da mesi va avanti una querelle su come finanziare il progetto definitivo/esecutivo della ristrutturazione. E questi sono costi che ci sono se la struttura é aperta, non ci sono in caso contrario.
Certamente é vero che un dipendente pubblico a tempo indeterminato rappresenta un costo per l’ente sia che venga utilizzato dentro al teatro sia che debba passare ad altro incarico perché la struttura è chiusa. C’è anche da dire che nelle competenze di un’amministratore ci deve essere anche la capacità di saper riutilizzare il personale in altri settori, riducendo esternalizzazioni ed esternalità negative, rendendo un plus valore il poter contare sul personale in più: in poche parole, se tolgo il personale dai centri di costo del teatro e lo metto in altri centri di costo dell’ente, questi ne traggono beneficio.
L’esame di progetto: 6 mesi?
Il Sindaco afferma che un incarico per l’esame progetto è stato dato pochi giorni dopo la chiusura della struttura e che, consegnato ai Vigili del fuoco ad aprile, sono passati sei mesi per una risposta: sono i tempi massimi di legge. Sicuramente in altri enti (anche alcuni limitrofi al nostro territorio) questa procedura è avvenuta in tempi più stretti. Dipende anche dalla necessità di integrare o meno il materiale consegnato, ad esempio, giusto per fare un’ipotesi. In poche parole: ci possono volere sei mesi, ma possono esserci tempi più contenuti.
Cogliamo poi l’occasione per ribadire per la milionesima volta che l’unico atto formale compiuto fino a qui (esame progetto) dall’amministrazione Mazzanti – dopo aver chiuso improvvisamente il Teatro – é frutto di un incarico per il quale Mazzanti non ha messo un euro, essendo somme stanziate da Pierini nel 2012 ma non utilizzate immediatamente. Fino a qui i “civici” tutto quello che ci hanno messo sono 1.800 euro dati ai Vigili del Fuoco per valutare l’esame progetto. Oltre per l’aspetto economico, lo diciamo per sottolineare come venga meno, ancora una volta, la bruttissima storia del “abbiamo scoperto oggi la situazione del Teatro”.
Il vero nodo: la riapertura promessa per il novembre 2020
Lasciamo perdere, almeno per oggi, il tortuoso iter che ha portato al reperimento dei fondi per finanziare la progettazione esecutiva/definitiva (anche se sarebbe interessante sapere in che misura, sulle cifre ipotizzate dal Sindaco stesso, queste provengano dal privato) e su come in un bilancio comunale di decine di milioni di euro non si siano mai trovati 30/40.000 euro per finanziare la progettazione direttamente come ente (tanto che le variazioni di bilancio ci sono state, e hanno riguardato altro. Verrebbe da dire: è stato SCELTO di fare altro, allungando i tempi).
Concentriamoci invece sulla dead line del novembre 2020. Partiamo da quello che dovrebbe essere l’iter per arrivare alla riapertura: innanzitutto bisogna avere il progetto esecutivo pronto. Poi bisogna preparare la gara d’appalto e farla definitivamente partire. Da quel momento partono 30/45 giorni di gara. Svolta la gara si aprono le buste per valutare offerta economica/migliorie (etc, etc). Una commissione composta da personale interno ed esterno normalmente arriva ad una aggiudicazione provvisoria nel giro di un mesetto stringendo sui tempi. Da lì parte il periodo di standstill (più di un mese) in cui ci possono essere eventuali ricorsi da parte delle ditte che non si sono aggiudicate la gara. Solo al termine di questo periodo può essere fatta l’aggiudicazione definitiva.
Piccola nota: non abbiamo contato in questo periodo quelli che potrebbero essere i tempi per un eventuale soccorso istruttorio in caso di gara, così come non abbiamo contato un eventuale ricorso a un parere della Soprintendenza durante la fase progettuale.
La Soprintendenza normalmente risponde in alcuni mesi.
Già così però ci pare evidente che stringendo i tempi all’osso, una gara in partenza nella primavera del 2020 arriverebbe al termine nell’estate inoltrata del 2020. Senza contare che quando avviene un’aggiudicazione definitiva il cantiere non comincia il giorno dopo: il cantiere inizia ragionevolmente una volta consegnato alla ditta, tenendo contro che questa dovrà inserirlo in un calendario di lavori che ha già in essere (d’altronde è difficile calendarizzare un lavoro prima di essersi aggiudicarti una gara). E anche qui corrono le settimane.
Iniziato il cantiere, bisogna sperare che non ci siano intoppi: cose che però entro certi limiti possono sempre succedere come varianti di lavorazione, ritardi nelle forniture e inconvenienti di vario genere e tipo possono aggiungere un ritardo fisiologico ai tempi di un cantiere che non sappiamo ancora quanto dovrebbe durare (4, 5, 6 mesi?) nei suoi tempi base.
Una volta raggiunto il fine lavori poi bisogna necessariamente inviare una SCIA ai Vigili del Fuoco per poter organizzare la visita ispettiva che certifica i lavori svolti come come compatibili con quelli presentati nell’esame progetto.
Ecco: allo stato dei fatti nessuno può sapere con certezza quanti mesi ci vorranno.
E questo lo sa anche il Sindaco Mazzanti: che ha buttato lì una data che molto probabilmente si dovrà rimangiare dando la colpa alla burocrazia e alle lungaggini dei lavori. Una burocrazia legata al procedimento che oggi Mazzanti dovrebbe conoscere perfettamente e che forse finge di ignorare avendo già ben in mente quale sarà il prossimo capro espiatorio, quando a novembre il teatro difficilmente riaprirà.
Poi magari il sindaco ci sorprenderà, lo speriamo, e mentre tutti gli altri cantieri, una volta partiti subiscono ritardi, questo addirittura sarà più rapido. Magari.
A novembre quindi riaprirà il Teatro Consorziale di Budrio. Ci verrebbe da chiedere con quale programmazione, con quali competenze e professionalità comunali in campo, con che tipo di gestione e secondo quale progetto culturale. Abbiamo davanti a noi l’esempio delle Torri dell’Acqua: terminata la convenzione, chiuse per lavori e fondamentalmente mai più riaperte se non per eventi spot dell’amministrazione.
Sui "rimborsi-truffa" post alluvione non ci fermiamo
Sui "rimborsi-truffa" post alluvione non ci fermiamo
Lo abbiamo fatto sapere in modo chiaro a Mazzanti e Capitani: Budrio Più e il Partito Democratico non si fermeranno finché la questione del Cas non sarà risolta.
Nelle scorse settimane abbiamo parlato più volte dei risarcimenti Cas post rottura argine del fiume Idice, del novembre 2019.
Una comunità che continua a essere esigente (per fortuna)
Una comunità che continua a essere esigente (per fortuna)
Come sempre – per agevolare la lettura – pubblichiamo qui l’articolo del gruppo Budrio Più per il notiziario comunale di dicembre 2020.
Mazzanti ha usato il suo profilo Facebook per ridicolizzare un cittadino che aveva segnalato la grande presenza sui viali di foglie cadute. Oltre a un post ha pensato bene di far ironia mettendo foglie bagnate cadute in strada come sua immagine di copertina.
Il cittadino si indigna per le foglie non raccolte.
E io lo benedico, perché se questo è il suo problema più grande oggi, gli auguro di avere sempre di questi problemi e lo dico senza ironia, seriamente.
Si sa, d’autunno cadono le foglie, anche col covid.
Sempre meglio che stare “…come d’autunno sugli alberi le foglie”, in questo periodo di covid.
QUESTA POESIA L’HA SCRITTA MAZZANTI! È la risposta al cittadino. Il nesso tra Covid e foglie non è dato saperlo. La pandemia sta tenendo bloccati interi settori economici, mette in crisi famiglie, ci sono persone morte, malati che combattono in isolamento, personale sanitario in sofferenza. Ma il Covid non può diventare il nuovo “ci sono cose più importanti”. Una comunità esigente si rivolge alle istituzioni per risolvere i problemi. Non può essere trattata in questo modo dalle autorità. Non abbiamo bisogno di bullismo, ma di serietà e di autorevolezza.
In questi mesi molti cittadini hanno segnalato le condizioni pietose dell’ingresso laterale del Teatro ricoperto dal guano di piccioni. Strano che l’amministrazione, a parole così attenta al Teatro, abbia dovuto aspettare mesi per pulire. Numerosi cittadini chiedono di ridisegnare le strisce sulle strade. Altri hanno segnalato le condizioni pessime dei cimiteri. Mazzanti prenderà in giro anche loro? Metterà una lapide su Facebook? Le cose vanno spiegate, evitando di irridere i cittadini. È vero, c’è il Covid. Ma non coinvolge allo stesso modo tutti gli uffici comunali. In questo periodo i comuni vicini progettano interventi, manutenzioni, attività, mappano il territorio e studiano piccole e grandi sistemazioni: cordoli, marciapiedi, strisce… Tutto questo durante il Covid. Incredibile eh?
L’USCITA DALL’UNIONE DEI COMUNI EVIDENZIA TUTTI I LIMITI DI MAZZANTI
In questi anni Mazzanti ha tolto sistematicamente servizi dall’Unione, ma ha sempre dichiarato di non voler uscire. Ha accettato deleghe parlando dei disservizi come se lui non fosse coinvolto nella governance. Poi, contro lo Statuto e grazie agli altri comuni ormai stremati, Mazzanti è riuscito (al terzo voto) nell’impresa. I servizi verranno poi dati in convenzione di anno in anno (sperando almeno che non ci costino di più). Così Budrio non inciderà più sul futuro del territorio vasto.
PETIZIONE PER IL COMPLETAMENTO DELLA TRASVERSALE DI PIANURA
Insieme a partiti e associazioni, nelle scorse settimane abbiamo lanciato insieme a Medicina una petizione per sollecitare il completamento della Trasversale di Pianura. Abbiamo anche presentato una mozione, votata all’unanimità dal Consiglio Comunale.
È possibile firmare la petizione anche online su www.comitatotrasversaledipianura.it
PER NATALE (E NON SOLO) COMPRIAMO NEI NEGOZI DI BUDRIO
Il nostro invito, per questo periodo così particolare, ma anche come abitudine positiva è quello di scegliere di stare a Budrio e frazioni per spesa e regali di Natale.
Io compro in paese. La campagna natalizia a sostegno delle attività del territorio
Io compro in paese. La campagna natalizia a sostegno delle attività del territorio
Sono i comportamenti quotidiani a determinare l’ambiente in cui viviamo.
La comunità è forte anche grazie alla vitalità dei negozi di vicinato.
Invece di parlare di sostenibilità, pratichiamola.
Scegliamo le attività del territorio per i nostri acquisti di Natale.
Per questo motivo in questi giorni abbiamo lanciato online la nostra campagna di natale e stiamo distribuendo per il paese (capoluogo e frazioni) locandine e segnalibri, stampati grazie all’autofinanziamento.
Puoi diventare un promotore della campagna, applicando il motivo “io compro in paese” che abbiamo creato per i profili facebook (guarda qui) e puoi usare i segnalibri per decorare i tuoi pacchetti regalo.
Abbiamo pensato anche a un’attività da fare in casa con i bambini.
Fiume Idice: perché i rimborsi agli alluvionati sono così miseri?
Fiume Idice: perché i rimborsi agli alluvionati sono così miseri?
A scanso di equivoci… non è affatto divertente vedere il nostro comune in questo stato di disgrazia e ancor meno divertente è vedere 30 famiglie – che per mesi hanno vissuto fuori casa a causa della rottura dell’argine dell’Idice – che si aspettavano una cifra come risarcimento e si sono visti arrivare un decimo.
Non è affatto divertente denunciare errori pesanti che rischiano di essere irrecuperabili, senza un’assunzione di responsabilità prima di tutto del sindaco.
Tuttavia, anche se non è divertente, questo è ciò che ci ha chiesto di fare la metà degli elettori, cioè coloro che nel 2017 non hanno votato per Mazzanti: controllarlo e farlo in modo pubblico e trasparente.
La responsabilità è del Comune di Budrio, non della Regione
Nell’articolo apparso sul Il Resto del Carlino Bologna venerdì 20 novembre, alcuni cittadini si lamentavano, giustamente, delle piccole somme di denaro che sono state liquidate come contributo per l’autonoma sistemazione, nell’ambito dell’alluvione e della rottura dell’argine del novembre 2019. Dopo essersi allontanati forzatamente dalle loro case, non vi sono più rientrati per molte settimane. In alcuni casi per molti mesi.
Ci si aspettava, come da decreto regionale, diverse migliaia di euro di rimborso per ogni famiglia. Facciamo l’esempio classico: una famiglia di 3 persone aveva diritto a 700 euro per ogni mese in cui ha provveduto a una sistemazione abitativa alternativa.
Invece, le famiglie hanno ricevuto somme dai 120 ai 300 euro in tutto, per un totale di 5.250 euro distribuiti. Per chi è rimasto diversi mesi fuori da casa (e ha già speso decine di migliaia di euro per la ricostruzione) questo rimborso è una vera e propria beffa: va considerato che l’autonoma sistemazione è durata per alcune famiglie due o tre mesi, per altre anche sei. Era un supporto economico pensato per chi, nel frattempo, stava facendo fare i lavori di ricostruzione delle case andate sott’acqua.
Perché è successo? Perché i contributi previsti dalla Regione non sono arrivati nei conti correnti dei cittadini colpiti?
Le prime risposte verbali degli uffici del comune hanno tentato di addossare la responsabilità alla burocrazia regionale: “Le richieste dei cittadini non erano corredate dalla dichiarazione di inagibilità della casa, quindi abbiamo potuto considerare solo i 9 giorni dell’ordinanza di evacuazione.”
Ma questo documento sull’inagibilità non era previsto in nessuna procedura. Anzi, al contrario: la Regione con il decreto 54 aveva volutamente snellito le pratiche, consentendo ai cittadini di fare un’auto-dichiarazione sul periodo di lontananza da casa.
Abbiamo quindi deciso di approfondire ulteriormente e abbiamo scoperto che è il Comune di Budrio a non aver seguito la procedura, con le conseguenze negative dei cittadini a cui sono stati negati, complessivamente, decine di migliaia di euro di rimborsi.
In sostanza, il comune non ha certificato (con i controlli a campione previsti nel decreto) le auto-dichiarazioni dei cittadini. Dunque, l’unico periodo certo di permanenza fuori da casa comunicato alla regione è stato quello dei 9/10 giorni (a seconda delle zone) in cui è rimasta in vigore l’ordinanza del sindaco di evacuazione dell’area, da cui quindi si doveva uscire ma in cui non si poteva rientrare.
Alcune decine di famiglie, grazie al decreto regionale 54, avevano diritto a migliaia di euro di rimborsi, ma il comune non lo ha permesso a causa di un proprio errore. Si tratta di un malfunzionamento molto grave i cui effetti rischiano di essere difficilmente recuperabili, se non grazie alla riapertura della procedura, sempre che questo sia possibile e ammissibile.
La vicenda è un vero disastro per i cittadini la cui vita è stata sconvolta dalla rottura dell’argine dell’Idice. Ed è l’ennesima figuraccia istituzionale per il Comune di Budrio e per chi, da tre anni e mezzo, lo guida con leggerezza e approssimazione. Si conferma, purtroppo, ciò che diciamo da tempo: una pattuglia di amministratori incapaci ha voluto una riorganizzazione della macchina comunale che ha prodotto solo disorganizzazione e inefficienze. A farne le spese, come vediamo, sono i cittadini di Budrio.
Sul piano politico e su quello tecnico-amministrativo, di fronte a un fatto così grave, chiediamo con forza che il sindaco e i suoi collaboratori, quanto meno, si prendano la responsabilità davanti ai cittadini.
Pensiamo sia utile riportare l’esperienza diretta di un cittadino coinvolto:
Sono uno dei residenti rimasto coinvolto nella disastrosa alluvione. La Regione prevedeva per il mio caso un contributo di 400€ al mese per la autonoma sistemazione. Io sono stato fuori casa circa tre mesi dal 18/11/19 al 23/02/2020. Nella domanda di contributo che ho presentato all’ufficio servizi alla persona del Comune di Budrio era chiaramente richiesto di indicare il giorno in cui si era rientrati a vivere nella propria abitazione e io ho indicato, appunto, il 23/02/20 primo giorno utile una volta ripristinate le condizioni di abitabilità. In data 18/11/20 il Comune ha liquidato un contributo di 120€ quando seguendo le indicazioni della Regione avrebbe dovuto ammontare a circa 1.200€. È evidente che il Comune non ha trasmesso in Regione i giorni da me indicati nella domanda. Domanda compilata in autocertificazione e quindi sotto la mia piena responsabilità penale e sottoponibile a verifica da parte dell’Ente che la accoglie.
Lunedì 30 novembre in Consiglio comunale abbiamo chiesto spiegazioni a Mazzanti per il rimborso-beffa ricevuto da 30 famiglie colpite dall’alluvione nell’ambito del Cas (Contributo autonoma sistemazione). Anche l’Agenzia di Protezione civile regionale ha confermato che la procedura non è stata seguita correttamente dal Comune.
Il nostro unico obiettivo è fare in modo di risolvere il problema. E per farlo bisogna affrontare il punto e agire con trasparenza.
Ci siamo appellati al senso di responsabilità che dovrebbe contraddistinguere l’azione di ogni amministratore pubblico, affinché venga spiegato ciò che oggi tutti sanno e vedono, cioè l’inadempienza del Comune.
Questo è il presupposto fondamentale per tentare di recuperare, riaprire i termini e far avere a quelle 30 famiglie le somme che gli spettavano di diritto.
Ci aspettavamo che questa assunzione di responsabilità avvenisse, senza scaricabarile verso la Regione (il decreto regionale è pubblico e preciso) e, soprattutto, senza accuse di sciacallaggio nei nostri confronti.
Ricordiamo, infatti, all’Amministrazione comunale che i suoi uffici (e forse anche la Giunta) erano a conoscenza da diverse settimane delle misere somme riconosciute ai cittadini – prima ancora che gli atti diventassero pubblici – ma, pur sapendo, non hanno mosso un dito nelle sedi opportune per risolvere il problema. Noi, invece, siamo quelli che – dopo quasi un mese di assoluto silenzio – hanno individuato e sollevato il problema, per fare in modo di trovare una soluzione per queste famiglie: solo per questo motivo oggi se ne sta parlando e quindi, forse, si potrà rimediare.
Purtroppo però in Consiglio comunale, Mazzanti ha risposto alla nostra richiesta di chiarimenti con un PESANTE attacco nei nostri confronti. Ha sostenuto che il Comune ha fatto tutto correttamente e sta lavorando in stretto contatto con la Regione. Ma NON ha spiegato perché i soldi non sono arrivati ai cittadini.
Ha anche detto che la procedura dei rimborsi è solo appena iniziata, senza dire altro nel merito. Ma NON È COSÌ. I termini della procedura del Cas (Contributo autonoma sistemazione) è ampiamente chiusa e i cittadini hanno, purtroppo, già ricevuto quella miseria di rimborso.
Troviamo questa risposta offensiva e fuori dalla realtà.
Con questi presupposti, senza un’assunzione di responsabilità dell’amministrazione, sarà difficile recuperare le risorse che spettavano (e spettano) di diritto a 30 famiglie. Ma noi continuiamo a lavorare per questo unico obiettivo.
QUI I DOCUMENTI
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questi sono gli articoli del decreto regionale che definiscono la procedura che il Comune di Budrio avrebbe dovuto seguire
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Qui la prima determina del Comune di Budrio
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Qui la seconda determina del Comune di Budrio
Trasversale di Pianura: è ora di finirla! La petizione
Trasversale di Pianura: è ora di finirla! La petizione
La Trasversale di Pianura oggi è un arteria che svolge un ruolo di grande importanza non solo per la parte nord della provincia bolognese ma per l'intera regione.
Budrio: l’aumento di 100 kg di rifiuti a cittadino, spiegato bene.
Budrio: l’aumento di 100 kg di rifiuti a cittadino, spiegato bene.
Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato un articolo sul tema rifiuti, lanciando un po’ un campanello d’allarme visto che l’amministrazione non sembra essere interessata al tema: a Budrio in questi ultimi anni produciamo 100 chili di rifiuti in più a cittadino.
Visto che la grande attenzione al tema ambientale e ai problemi che questi numeri portano con sé si è trasformata in un “meglio i cassonetti però” oppure “sì perché prima i rifiuti venivano portati in altri comuni”, abbiamo preparato un approfondimento basato su numeri e indicazioni dell’Unione Europea. Vi chiediamo semplicemente di leggerlo prima di continuare a sostenere tesi “comode”.
Proviamo a guardare noi un po’ più nel dettaglio i numeri della raccolta stradale, visto che nessuno degli amministratori ha mai provato a fare un’analisi dei dati sulla raccolta rifiuti nel nostro Comune, ma dal “primo cittadino” all’assessore all’ambiente, fino agli agguerriti consiglieri di maggioranza ci si è sempre limitati a sbandierare un nuovo record di percentuale di raccolta differenziata.
Balza all’occhio la crescita di quasi 2000 tonnellate del monte complessivo di rifiuti urbani registrati da Hera sul nostro territorio: è l’ennesima conferma l’assenza di campagne di sensibilizzazione non spinge alla riduzione della produzione di rifiuti. Il messaggio mandato (sotto traccia) del “liberi tutti” ha fatto il resto.
con la raccolta stradale si producono più rifiuti.
Questa affermazione non è la tesi di un complicato teorema: è semplicemente la realtà dei fatti riscontrabile dai dati registrati in Italia e in tutta Europa da decine di anni. È una semplice constatazione, una lettura scientifica di un fenomeno.
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Chi dice che non è vero, nega l’evidenza.
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Chi dice “ok, ma solo perché prima i cittadini portavano fuori dal Comune i propri rifiuti” si arrampica sugli specchi cercando giustificazioni ad effetto, ma fuori dalla realtà. Basta prendere i dati di territori estesi, come ad esempio la provincia di Treviso, in cui tutti i Comuni fanno porta-a-porta, per vedere che il calo c’è ed è notevole, senza la minima possibilità di una esportazione oltre confine.
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Chi fa i calcoli sul numero di imballaggi che ciascun cittadino giornalmente dovrebbe smettere di comprare per giustificare il calo del monte rifiuti, facendo grossolani calcoli e ridacchiando sui risultati, è un semplicione che non conosce l’argomento e cerca di banalizzarlo a vantaggio di proprie tesi preconcette (a proposito: se sei un cittadino qualsiasi ci sta anche, ma se sei il Sindaco…).
Dunque, se diamo come appurato il calo come effetto del porta-a-porta, si può anche cercare di trovarne la spiegazione, sapendo che non è una sola e nemmeno è semplice.
Proviamo allora a vedere alcune di queste cause.
Rifiuti assimilati.
Le 2000 tonnellate di rifiuti in più che attualmente il sistema stradale raccoglie a Budrio rispetto al livello su cui si era stabilizzato il sistema precedente, non sono formate da centinaia di migliaia di contenitori alimentari, come il nostro Sindaco si diletta a ipotizzare (sulla base del nulla). Nei report mensili che arrivano in Comune si legge, ad esempio, che circa la metà (950 tonnellate nel 2019 mentre nel 2016 erano poco più di 100) è comparsa improvvisamente come “rifiuti fuori dalla gestione Hera”. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che le aziende possono smaltire con la raccolta normale (quella cioè a “gestione Hera”) rifiuti assimilabili agli urbani fino ad una certa quantità, dopodiché devono servirsi di un circuito privato (che può essere anche una società di Hera stessa), a pagamento. Se questi però sono costituiti da materiale analogo a quello differenziabile dei rifiuti urbani, si possono presentare i formulari di smaltimento al gestore Hera che rendiconta queste quantità come rifiuti differenziati nel conto complessivo del Comune (alzando così la percentuale di raccolta differenziata). Le aziende ricavano anche un parziale rimborso delle spese sostenute. Ma in realtà quei rifiuti cosa sono? Perché prima non esistevano? le aziende hanno aumentato il loro giro di affari improvvisamente? Non è che, come sta succedendo in altri territori della Regione, sono gli stessi scarti di produzione che prima venivano smaltiti come indifferenziato e ora sono raccolti come “imballaggi multimateriale”, classificazione che rientra nel differenziato, ma poi vanno semplicemente a recupero energetico (bruciati nell’inceneritore, n.d.r.)? Per capire bene cosa sta succedendo bisognerebbe analizzare meglio questi dati, chiedere quale è il codice CER dei rifiuti che le aziende smaltiscono al di fuori della gestione Hera, ma rendicontano come differenziati o chiedere direttamente spiegazioni al gestore.
Smaltimento nei cassonetti
Le zone industriali sono servite dal porta-a-porta, è vero. Ma basta spostarsi di poche centinaia di metri e si trovano i cassonetti che con un minimo sforzo possono essere aperti completamente per infilarvi comodamente dentro grosse quantità di materiali. Questo significa che un’azienda non troppo onesta (o chi semplicemente lavora totalmente in nero) ora può liberarsi tranquillamente dei propri rifiuti speciali e immetterli nel ciclo dello smaltimento urbano, senza troppa fatica. È un illecito, ma nessuno controlla: tanto chi paga non è il gestore, ma tutti i cittadini e le tante aziende oneste.
Presa di coscienza del cittadino
Ormai è un leitmotiv, ma è pur sempre vero e quindi bisogna citarlo tra i motivi della riduzione dei rifiuti. Tenere i rifiuti in casa è in alcuni casi un problema e occorre fare di tutto per evitare che ci siano situazioni difficilmente sostenibili. Ma avere a che fare con il proprio rifiuto (peraltro riconducibile al suo produttore) fa accrescere: la responsabilità del consumatore, la sensibilità ai problemi della sovrapproduzione dei rifiuti e, non ultimo, la conoscenza dell’argomento. Il tema quindi, al di là del sistema che si utilizza, è la maggior attenzione, anche inconscia, a ciò che si acquista, ai produttori che fanno leva su prodotti di minor impatto, a come si differenzia, al riuso ecc. Ovvio che chi amministra deve costantemente cercare di premiare lo sforzo, offrire alternative, alleggerire i casi più complicati…Quel che è certo è che la raccolta stradale, fatta come a Budrio, va con il pilota automatico e rappresenta un “liberi tutti”.
Migrazione dei rifiuti
La migrazione dei rifiuti è l’unica causa che alcuni comprendono e immancabilmente tirano fuori quando si discute dell’argomento. Nessuno ha mai negato che la pratica esista, ma è un fenomeno temporaneo che a Budrio è finito da tempo: infatti lo si osserva all’avvio del porta-a-porta (ormai 7 anni fa qui da noi) e tende a esaurirsi spontaneamente nel corso di poco tempo. Se si guardano i dati di Budrio, si vede questo calo improvviso e una sorta di rimbalzo, ma che poi lascia un decremento strutturale della quantità totale di rifiuti.
Nel grafico sopra sono confrontate le quantità totali di rifiuti raccolte per Budrio e 2 Comuni limitrofi, Granarolo e Castenaso, che spesso sono stati citati come meta dei nostri cittadini esportatori di rusco.
Nell’andamento di Budrio si può cogliere benissimo il calo improvviso tra 2013 e 2014 e il successivo rimbalzo che però si era stabilizzato a ben 1000 tonnellate in meno. Sia ben chiaro: il brusco calo non era assolutamente tutto attribuibile alla migrazione dei rifiuti, ma sicuramente questa era tra le concause.
Ma la cosa importante è la correlazione con i grafici degli altri Comuni che vedono un aumento dei loro quantitativi dal 2017 in poi, quando ricomincia ad aumentare anche a Budrio e quando, secondo i sostenitori dei cassonetti, i Budriesi finalmente avrebbero smesso di esportare i propri rifiuti. Perché allora non calano quelli che dovevano essere gli importatori?
Per ultimo, vogliamo ricordare che già da 2 anni l’Europa ha abbandonato il concetto di “percentuale di raccolta differenziata” come indicatore del successo delle politiche per risolvere il problema dell’eccessiva produzione di rifiuti e di tutto quello che deriva dal loro smaltimento! Ora, quelle direttive dell’Unione Europea del 2018 sono diventate finalmente legge italiana.
Si tratta del D.Lgs.116/2020 che attua le Direttive UE 2018/851 e UE 2018/852 su rifiuti e imballaggi e del D.Lgs.121/2020 che attua la Direttiva UE 2018/850 sulle discariche. Entreranno in vigore a fine mese e obbligano gli interessati a adeguarsi alle nuove regole entro un anno.
I decreti nella pratica vanno a modificare o integrare gli articoli del D.Lgs.152/2006 chiamato anche Testo Unico Ambientale (o T.U.A.).
Intanto una sottolineatura molto importante negli obbiettivi di carattere generale, dove si dice che si deve ridurre o evitare la produzione dei rifiuti e non solo ridurre o evitare gli impatti negativi della produzione dei rifiuti. Si indica quindi di agire direttamente sulla causa dei problemi e non di mitigare gli effetti.
Ma poi ci sono tanti altri punti importanti, che ci obbligheranno a gettare la maschera della percentuale di differenziata e sfronderanno il sistema di misurazione da storture come quelle dei rifiuti assimilati delle aziende, che dovranno sparire totalmente dalla definizione di rifiuto urbano. Così come è importantissima è l’esclusione del “recupero di energia” dai nuovi obiettivi di riciclaggio del programma di economia circolare. L’indicatore principale delle misure di prevenzione della produzione dei rifiuti diventa la percentuale di rifiuto effettivamente inviato a recupero di materia, non solo escludendo il materiale che diventa CdR (combustibile da rifiuti), ma eliminando dal calcolo anche tutti gli scarti del processo di riciclaggio e preparazione al riciclaggio. Questo vuol dire che la qualità del rifiuto non può più passare in cavalleria, bisognerà tenerne conto e far sì che migliori.
NOTA: ringraziamo Stefano Pezzi per il contributo dato a questo approfondimento.
Chi era con lui conferma: Mazzanti ha mentito sul Teatro
Chi era con lui conferma: Mazzanti ha mentito sul Teatro
Con un post su facebook il consigliere Todeschini (uscito un anno fa dal gruppo di maggioranza, oggi componente del gruppo misto) ha finalmente detto quello che noi – e molte persone che lavorano in enti pubblici e hanno avuto a che fare con il Comune di Budrio – sanno e hanno sempre sostenuto: il sindaco Mazzanti conosceva perfettamente le condizioni di agibilità e sicurezza del Teatro Consorziale di Budrio fin dal suo insediamento e ha imbastito un pessimo teatrino un anno e mezzo dopo.
Scrive Todeschini sul suo profilo facebook:
Sono depositario di una spassosa aneddotica sul sindaco e penso sia giunto il momento propizio per attingere a tale repertorio, perché ritengo cosa buona e giusta fornire una risposta adeguata ad alcune suggestioni perpetrate con ingannevolezza e cinismo ai danni di una comunità troppo spesso distratta o superficiale. L’episodio che voglio ricordare oggi é la commedia pirandelliana da lui messa in scena per fare credere ai budriesi che egli non sapeva dell’inagibilità del teatro, quando invece la cosa gli era nota sin dall’estate 2017. Una pantomima che molti cittadini assorbirono, credendo nella sua buona fede, oltretutto ergendolo a paladino della sicurezza. La realtà era diversa, perché pur sapendo della mancanza della certificazione antincendio sin da Luglio 2017, il sindaco aveva già consentito che si svolgessero le stagioni teatrali 2017/2018 e 2018/2019. In poche parole: la decisione di chiudere il teatro non fu presa, come si volle far credere, per aver appreso che i locali non erano a norma ( cosa che invece era già nota ) bensì perché due funzionari del settore competente chiesero di essere sollevati da qualsiasi responsabilità al riguardo. Naturalmente ho le prove di quanto affermo, e sono pronto a querelare chiunque vorrà smentirmi.
Le motivazioni del sindaco per questa pantomima potrebbero essere molteplici, ma ci interessano poco.
Di sicuro, a questo punto, c’è che:
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nel 2017 il sindaco sapeva perfettamente del Teatro Consorziale
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nella primavera 2018 esce un bando regionale perfetto per fare dei lavori nel nostro teatro storico
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Budrio sceglie di non partecipare
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a dicembre 2018 con un’ordinanza improvvisa il sindaco lo chiude alla cittadinanza
Per rispetto nei confronti del ruolo che ricopre e dell’istituzione che rappresenta, evitiamo di riportare e ricordare i commenti e a questo punto le bugie scritte nero su bianco dal sindaco stesso su facebook e sui giornali.
Che qualcosa, nel racconto di Mazzanti non tornasse l’abbiamo capito subito: sarebbe stato davvero grave che un sindaco per più di un anno non si fosse interessato alle condizioni di uno dei luoghi più storici e belli del nostro paese. Ma i “giri di frittata” – di cui lui è luminare – imbastiti nei mesi successivi sul tema sono davvero incredibili, con mille scuse e inutili giustificazioni, tra i tempi, i soldi che quelli di prima avevano accantonato per lo studio del progetto e mille altri tentativi di arrampicarsi sugli specchi.
Quale obiettivo aveva il sindaco per mentire in questo modo ai cittadini?
Non lo sappiamo. Pensiamo però che sia l’ennesima prova di una persona interessata solo a gettare fango su “quelli di prima”, senza passione né voglia di fare qualcosa di buono per il paese. Non si spiegherebbe la non partecipazione al bando, così come la sfilza di bugie dette sul teatro, come su numerosi altri temi come spesso abbiamo documentato.
Il post del Consigliere Todeschini, oltre all’importante aneddoto sul Teatro, è utile anche perché evidenzia tutti i vuoti e la strumentalità dell’azione amministrativa del sindaco. Sono cose a noi più che note, pensiamo sia importante in questo caso proprio perché a dirlo è chi lo ha sostenuto.
Continua infatti:
Scrivo queste cose perché mi piacerebbe fosse evidente a tutti come, nella sua azione amministrativa, il sindaco si ispiri al “ governare è far credere “ di machiavelliana memoria : far credere che non sapeva nulla del teatro, far credere che non ci sono soldi, far credere di essere un “risanatore”, far credere ogni giorno qualcosa che possa essere utile per salvare la faccia.
(…) Come il sindaco sia riuscito a perdere così tanta fiducia (anche la mia) nel breve volgere di un mezzo mandato penso sia cosa nota: sentendosi direttamente investito dall’elettorato, ha perseguito politiche personaliste pro domo sua e della sua tribù, ponendosi spesso al di fuori e al di là del ruolo di rappresentante di tutti i cittadini, talvolta ignorando o indebolendo le prerogative del Consiglio comunale. Ha puntato tutte le sue armi sul passato e sui suoi predecessori, cercando di indignare ed aizzare i cittadini, anche scadendo nella politica contro la persona. In buona sostanza, credo abbia degradato al cubo non solo il decoro urbano (basta guardarsi intorno) ma anche il contesto politico e il patrimonio sociale, invisibile ma basilare, che regge la comunità e la distingue da una massa.
Sul civismo qualche giorno fa Giulio Pierini sul suo sito ha pubblicato un articolo dal titolo piuttosto eloquente “Si fa presto a dire civismo. Ma poi?” dove scrive: Quando ci appelliamo al civismo a quale esperienze ci rivolgiamo, quale profilo di civismo (tra i tanti) vogliamo promuovere?
Evocare il civismo tout court rischia di essere solo un diversivo “tattico”, soprattutto se non c’è una lettura della società, delle disuguaglianze tra classi e tra i diversi territori metropolitani, se non c’è un progetto per la città che dica concretamente dove si vuole andare di fronte alla crisi climatica, all’invecchiamento, al tema della sicurezza, ai bisogni e alle aspettative dei giovani.
A Budrio lo sappiamo bene cosa significa. Zero progettualità, zero assunzione di responsabilità.
Ne abbiamo parlato più volte su questo sito e purtroppo, temo, continueremo a farlo ancora per un po’.
C’è stata anche la chimera che con un briciolo di (h)onestà e un poco di buon senso si sarebbe potuto amministrare bene un Comune di diciottomila abitanti e liquidare i predecessori come origine di ogni male e di ogni iniquità – scrive il consigliere Todeschini – Anch’io avevo subito quella fascinazione e creduto allo slogan “voltare pagina” ma poi, nel giro di un anno o poco più, ho dovuto constatare che colui che avrebbe dovuto incarnare il ruolo del leader é più che altro un uomo frivolo, in continuo flirt col suo narcisismo ed eternamente convinto di dire cose intelligenti, anche quando propina ai suoi interlocutori menzogne e asinerie. Un “leader” che lanciava proclami sulle cose da fare, con analisi approssimative e immancabilmente condite con la martellante invettiva verso gli avversari politici, per mezzo di allusioni maliziose e affermazioni mendaci tese ad eccitare animi già rancorosi. E’ un’esperienza che andrebbe vissuta sulla propria pelle, proprio come è capitato a me: ore ed ore ad ascoltare monologhi portati avanti con parlata lenta, strisciante e monocorde che ti si avvinghia intorno al corpo come un’edera rampicante e ti intontisce i sensi.
Come tanti budriesi, anche noi non ci siamo fatti intontire dalle bugie e dall’inerzia di Mazzanti. Al contrario, lavoriamo perché questa esperienza fallimentare finisca e Budrio possa tornare ad avere il ruolo che ha sempre avuto.
Debora Badiali
capogruppo Budrio Più