Budrio: l’aumento di 100 kg di rifiuti a cittadino, spiegato bene.
Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato un articolo sul tema rifiuti, lanciando un po’ un campanello d’allarme visto che l’amministrazione non sembra essere interessata al tema: a Budrio in questi ultimi anni produciamo 100 chili di rifiuti in più a cittadino.
Visto che la grande attenzione al tema ambientale e ai problemi che questi numeri portano con sé si è trasformata in un “meglio i cassonetti però” oppure “sì perché prima i rifiuti venivano portati in altri comuni”, abbiamo preparato un approfondimento basato su numeri e indicazioni dell’Unione Europea. Vi chiediamo semplicemente di leggerlo prima di continuare a sostenere tesi “comode”.
Proviamo a guardare noi un po’ più nel dettaglio i numeri della raccolta stradale, visto che nessuno degli amministratori ha mai provato a fare un’analisi dei dati sulla raccolta rifiuti nel nostro Comune, ma dal “primo cittadino” all’assessore all’ambiente, fino agli agguerriti consiglieri di maggioranza ci si è sempre limitati a sbandierare un nuovo record di percentuale di raccolta differenziata.
Balza all’occhio la crescita di quasi 2000 tonnellate del monte complessivo di rifiuti urbani registrati da Hera sul nostro territorio: è l’ennesima conferma l’assenza di campagne di sensibilizzazione non spinge alla riduzione della produzione di rifiuti. Il messaggio mandato (sotto traccia) del “liberi tutti” ha fatto il resto.
con la raccolta stradale si producono più rifiuti.
Questa affermazione non è la tesi di un complicato teorema: è semplicemente la realtà dei fatti riscontrabile dai dati registrati in Italia e in tutta Europa da decine di anni. È una semplice constatazione, una lettura scientifica di un fenomeno.
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Chi dice che non è vero, nega l’evidenza.
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Chi dice “ok, ma solo perché prima i cittadini portavano fuori dal Comune i propri rifiuti” si arrampica sugli specchi cercando giustificazioni ad effetto, ma fuori dalla realtà. Basta prendere i dati di territori estesi, come ad esempio la provincia di Treviso, in cui tutti i Comuni fanno porta-a-porta, per vedere che il calo c’è ed è notevole, senza la minima possibilità di una esportazione oltre confine.
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Chi fa i calcoli sul numero di imballaggi che ciascun cittadino giornalmente dovrebbe smettere di comprare per giustificare il calo del monte rifiuti, facendo grossolani calcoli e ridacchiando sui risultati, è un semplicione che non conosce l’argomento e cerca di banalizzarlo a vantaggio di proprie tesi preconcette (a proposito: se sei un cittadino qualsiasi ci sta anche, ma se sei il Sindaco…).
Dunque, se diamo come appurato il calo come effetto del porta-a-porta, si può anche cercare di trovarne la spiegazione, sapendo che non è una sola e nemmeno è semplice.
Proviamo allora a vedere alcune di queste cause.
Rifiuti assimilati.
Le 2000 tonnellate di rifiuti in più che attualmente il sistema stradale raccoglie a Budrio rispetto al livello su cui si era stabilizzato il sistema precedente, non sono formate da centinaia di migliaia di contenitori alimentari, come il nostro Sindaco si diletta a ipotizzare (sulla base del nulla). Nei report mensili che arrivano in Comune si legge, ad esempio, che circa la metà (950 tonnellate nel 2019 mentre nel 2016 erano poco più di 100) è comparsa improvvisamente come “rifiuti fuori dalla gestione Hera”. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che le aziende possono smaltire con la raccolta normale (quella cioè a “gestione Hera”) rifiuti assimilabili agli urbani fino ad una certa quantità, dopodiché devono servirsi di un circuito privato (che può essere anche una società di Hera stessa), a pagamento. Se questi però sono costituiti da materiale analogo a quello differenziabile dei rifiuti urbani, si possono presentare i formulari di smaltimento al gestore Hera che rendiconta queste quantità come rifiuti differenziati nel conto complessivo del Comune (alzando così la percentuale di raccolta differenziata). Le aziende ricavano anche un parziale rimborso delle spese sostenute. Ma in realtà quei rifiuti cosa sono? Perché prima non esistevano? le aziende hanno aumentato il loro giro di affari improvvisamente? Non è che, come sta succedendo in altri territori della Regione, sono gli stessi scarti di produzione che prima venivano smaltiti come indifferenziato e ora sono raccolti come “imballaggi multimateriale”, classificazione che rientra nel differenziato, ma poi vanno semplicemente a recupero energetico (bruciati nell’inceneritore, n.d.r.)? Per capire bene cosa sta succedendo bisognerebbe analizzare meglio questi dati, chiedere quale è il codice CER dei rifiuti che le aziende smaltiscono al di fuori della gestione Hera, ma rendicontano come differenziati o chiedere direttamente spiegazioni al gestore.
Smaltimento nei cassonetti
Le zone industriali sono servite dal porta-a-porta, è vero. Ma basta spostarsi di poche centinaia di metri e si trovano i cassonetti che con un minimo sforzo possono essere aperti completamente per infilarvi comodamente dentro grosse quantità di materiali. Questo significa che un’azienda non troppo onesta (o chi semplicemente lavora totalmente in nero) ora può liberarsi tranquillamente dei propri rifiuti speciali e immetterli nel ciclo dello smaltimento urbano, senza troppa fatica. È un illecito, ma nessuno controlla: tanto chi paga non è il gestore, ma tutti i cittadini e le tante aziende oneste.
Presa di coscienza del cittadino
Ormai è un leitmotiv, ma è pur sempre vero e quindi bisogna citarlo tra i motivi della riduzione dei rifiuti. Tenere i rifiuti in casa è in alcuni casi un problema e occorre fare di tutto per evitare che ci siano situazioni difficilmente sostenibili. Ma avere a che fare con il proprio rifiuto (peraltro riconducibile al suo produttore) fa accrescere: la responsabilità del consumatore, la sensibilità ai problemi della sovrapproduzione dei rifiuti e, non ultimo, la conoscenza dell’argomento. Il tema quindi, al di là del sistema che si utilizza, è la maggior attenzione, anche inconscia, a ciò che si acquista, ai produttori che fanno leva su prodotti di minor impatto, a come si differenzia, al riuso ecc. Ovvio che chi amministra deve costantemente cercare di premiare lo sforzo, offrire alternative, alleggerire i casi più complicati…Quel che è certo è che la raccolta stradale, fatta come a Budrio, va con il pilota automatico e rappresenta un “liberi tutti”.
Migrazione dei rifiuti
La migrazione dei rifiuti è l’unica causa che alcuni comprendono e immancabilmente tirano fuori quando si discute dell’argomento. Nessuno ha mai negato che la pratica esista, ma è un fenomeno temporaneo che a Budrio è finito da tempo: infatti lo si osserva all’avvio del porta-a-porta (ormai 7 anni fa qui da noi) e tende a esaurirsi spontaneamente nel corso di poco tempo. Se si guardano i dati di Budrio, si vede questo calo improvviso e una sorta di rimbalzo, ma che poi lascia un decremento strutturale della quantità totale di rifiuti.
Nel grafico sopra sono confrontate le quantità totali di rifiuti raccolte per Budrio e 2 Comuni limitrofi, Granarolo e Castenaso, che spesso sono stati citati come meta dei nostri cittadini esportatori di rusco.
Nell’andamento di Budrio si può cogliere benissimo il calo improvviso tra 2013 e 2014 e il successivo rimbalzo che però si era stabilizzato a ben 1000 tonnellate in meno. Sia ben chiaro: il brusco calo non era assolutamente tutto attribuibile alla migrazione dei rifiuti, ma sicuramente questa era tra le concause.
Ma la cosa importante è la correlazione con i grafici degli altri Comuni che vedono un aumento dei loro quantitativi dal 2017 in poi, quando ricomincia ad aumentare anche a Budrio e quando, secondo i sostenitori dei cassonetti, i Budriesi finalmente avrebbero smesso di esportare i propri rifiuti. Perché allora non calano quelli che dovevano essere gli importatori?
Per ultimo, vogliamo ricordare che già da 2 anni l’Europa ha abbandonato il concetto di “percentuale di raccolta differenziata” come indicatore del successo delle politiche per risolvere il problema dell’eccessiva produzione di rifiuti e di tutto quello che deriva dal loro smaltimento! Ora, quelle direttive dell’Unione Europea del 2018 sono diventate finalmente legge italiana.
Si tratta del D.Lgs.116/2020 che attua le Direttive UE 2018/851 e UE 2018/852 su rifiuti e imballaggi e del D.Lgs.121/2020 che attua la Direttiva UE 2018/850 sulle discariche. Entreranno in vigore a fine mese e obbligano gli interessati a adeguarsi alle nuove regole entro un anno.
I decreti nella pratica vanno a modificare o integrare gli articoli del D.Lgs.152/2006 chiamato anche Testo Unico Ambientale (o T.U.A.).
Intanto una sottolineatura molto importante negli obbiettivi di carattere generale, dove si dice che si deve ridurre o evitare la produzione dei rifiuti e non solo ridurre o evitare gli impatti negativi della produzione dei rifiuti. Si indica quindi di agire direttamente sulla causa dei problemi e non di mitigare gli effetti.
Ma poi ci sono tanti altri punti importanti, che ci obbligheranno a gettare la maschera della percentuale di differenziata e sfronderanno il sistema di misurazione da storture come quelle dei rifiuti assimilati delle aziende, che dovranno sparire totalmente dalla definizione di rifiuto urbano. Così come è importantissima è l’esclusione del “recupero di energia” dai nuovi obiettivi di riciclaggio del programma di economia circolare. L’indicatore principale delle misure di prevenzione della produzione dei rifiuti diventa la percentuale di rifiuto effettivamente inviato a recupero di materia, non solo escludendo il materiale che diventa CdR (combustibile da rifiuti), ma eliminando dal calcolo anche tutti gli scarti del processo di riciclaggio e preparazione al riciclaggio. Questo vuol dire che la qualità del rifiuto non può più passare in cavalleria, bisognerà tenerne conto e far sì che migliori.
NOTA: ringraziamo Stefano Pezzi per il contributo dato a questo approfondimento.